19 Giugno 2000

Precipita un elicottero del Vigili del Fuoco

 


RdB Protezione Civile - Coordinamento VVF

 Data: martedì 29 agosto 2000 16.36 Oggetto: Incidente di volo elicottero Drago 56 VV.FF. del 19 giugno 2000 

INVIAMO QUESTA LETTERA CHE CI HA INVIATO IL COGNATO DELL'ELICOTTERISTA PETRAZZI PERITO NELL'INCIDENTE DEL 19 GIUGNO 2000 ABBIAMO PARLATO CON IL FIRMATARIO DELLA LETTERA E SIAMO STATI AUTORIZZATI A PUBBLICARLA 

Alla cortese attenzione del Sig. Lucio Molinari e di quanti possano essere comunque interessati. Mi presento, il mio nome è Valerio Ruggieri e sono il cognato (ma più di cognato un grande amico) di Fabio Petrazzi, uno dei Vigili elicotteristi morti nell'incidente di Vicovaro del 19/06/2000. Cercando su internet notizie relative all'incidente ho trovato la V/s missiva "pausa di riflessione dopo incivolo ..." con tutte le documentazioni allegate ed ancora una volta, e non è certo la prima, torno a chiedermi perchè, di chi è la colpa, qualcuno ci farà sapere, qual'è l'esito dell'inchiesta, ecc.. ecc.. Purtroppo non ho nessuna risposta, l'Ing. Pilato anche davanti a me ha accusato la mancanza di segnalazioni sul cavo, ma subito dopo ha detto che non è proprio obbligatorio segnalarli (?!?), il Ministro Bianco(durante i funerali) mi ha promesso tutta la sua solidarietà, proprio come l'ing. D'Errico ed il Prefetto A.M. D'Ascenzo, ma poi nessuno ha più detto o fatto nulla. Non voglio fare la solita polemica sugli aiuti materiali, quelli arriveranno quasi sicuramente (si sono già messi in moto e forse è il metodo migliore per placare le acque) ma io parlavo molto spesso con Fabio del suo lavoro, e Fabio era una persona che amava quel lavoro più di qualunque altra cosa, che gioiva delle vite salvate e piangeva delle tragedie di cui era spesso testimone, ma che negli ultimi tempi era amareggiato e preoccupato per le condizioni operative in cui erano costretti ad operare. Non voglio dire che questo incidente è causa diretta di tali condizioni, ma voglio però sottolineare che queste persone (e mi rivolgo a tutti i servizi di emergenza) sono persone diverse dagli altri, sono altruisti, coraggiosi, instancabili e meritano almeno il rispetto di tutti noi. E rispetto non significa solo gratitudine, significa anche, in un momento triste come questo, lavorate tutti per garantire loro il massimo della sicurezza, della disponibilità di risorse, del supporto logistico e legislativo necessario all'assolvimento della loro missione, perché di missione e non di lavoro si tratta. Su un giornale si parlava di interrogazioni parlamentari, su un altro di inchieste giudiziarie, su altri di responsabilità dirette dell'ACEA subito smentite su altre testate; non si può, e ripeto NON SI PUO', fare sterile cronaca su un fatto del genere. Se esiste una legge che obbliga l'ACEA a segnalare i cavi, si dica quale legge è e si colpiscano doverosamente i responsabili (non per vendetta, non servirebbe a nulla, ma perché un simile fatto non debba più ripetersi) se non esiste si dica chiaramente che non esiste e SI APPROFITTI DI QUESTA TRAGEDIA ALMENO PER FARNE UNA, perchè il sacrificio di questi cinque eroi non sia vano. Ultimamente sono stato a fare una visita sul luogo dell'incidente: è un posto bellissimo, ci sono boschi, montagne,... e c'è una piccola radura ancora cosparsa di piccoli residui di metallo fuso e schegge di vernice rossa sovrastata dal maledetto elettrodotto. Una domanda sorge però subito spontanea: al di là dei palloni di segnalazione, al di là dei tralicci verniciati o no di bianco e rosso, è mai possibile che sette cavi dell'alta tensione siano tirati da una parte all'altra di una valle ad una altezza di 70 metri (non 30 come si era detto) e per uno spessore di altri 40 metri (tanto dista il cavi di guardia dall'ultimo cavo in basso) così da creare una specie di ragnatela invisibile alta 40 metri, pericolosissima per qualsiasi mezzo volante perchè ad una quota di volo non così bassa da essere improbabile. Ecco, sono queste le domande a cui vorrei avere risposta da quelle persone che tanta solidarietà hanno mostrato, e rivolgo a Voi questo appello per avere, se possibile, qualche informazione sul seguito di questa brutta vicenda vista la determinazione con cui vi siete rivolti al massimi organismi. Scriverò in questi termini anche a tutte le personalità politiche che potrò coinvolgere, perché questa tragedia non può passare inosservata, perché quotidianamente i colleghi di Fabio continuano a rischiare la vita e, purtroppo, da quel maledetto 19 giugno con la consapevolezza di non essere immortali. Credetemi, conosco alcune di queste persone e Vi posso assicurare che non sono più le stesse, e forse non lo saranno mai più. Vi ringrazio per l'attenzione, e rimango nella speranza di un V/s cenno. 

Valerio Ruggieri Via Muzio Clementi 62/c Cerveteri (RM)


Roma 28-06/2000

cn 31-a04

 

Al Direttore Generale della Protezione Civile e dei servizi antincendio Pref. Francesco Berardino

 

All’Ispettore Generale Capo Ing. Alberto D’Errico 

All’Ispettore Regione Lazio Ing. Pilato Liborio

 

Al Dirigente Provinciale del Comando di Roma Ing. Luigi Abate

 

Oggetto: pausa di riflessione dopo incivolo elicottero VF 56.

In occasione dei recenti fatti relativi al giorno 19 giugno u.s. riguardanti l’incidente accorso all’elicottero DRAGO 56 mentre era in volo per una missione operativa, dove, guidati dallo spirito di abnegazione che sempre distingue la categoria, hanno perso la vita quattro vigili del fuoco, di cui tre elicotteristi più un volontario di protezione Civile, l’organizzazione sindacale RdB Protezione Civile , intende mettere in risalto lo stato d’animo del personale elicotterista del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco e in particolare quello che presta servizio presso il reparto di Volo del Comando Provinciale di Roma, per la tragica scomparsa dei colleghi e soprattutto amici.

Oltre a questo, la scrivente organizzazione sindacale ribadisce la denuncia dello stato in cui ormai da anni si trova il settore aereo del Corpo e le croniche mancanze di organico, di mezzi aerei, di organizzazione del servizio e non ultima la condizione di lavoro in termini di sicurezza del volo.

La RdB Protezione Civile condivide pienamente lo stato d’animo degli operatori del settore in questo delicato momento e la decisione unanime degli stessi, di chiedere all’Amministrazione una " pausa di riflessione" per tutto il personale elicotterista con la temporanea sospensione dell’attività di volo e l’eventuale invio a visita medica straordinaria presso le strutture degli istituti di medicina legale dell’aeronautica Militare.

Questa decisione degli elicotteristi tutti, sta a dimostrare il forte senso di responsabilità, la professionalità e la presa di coscienza degli equipaggi di volo, anche a conferma delle denuncie che sono state fatte in questi ultimi anni dalla RdB. E’ impossibile continuare a volare alle condizioni attuali.

Pertanto la scrivente organizzazione sindacale chiede un incontro urgente con l’Ispettore Generale Capo e rilancia una discussione all’interno di tutte le organizzazioni sindacali di categoria sui problemi che ancora "purtroppo" affliggono la componente aerea del Corpo, per fare in modo che sia attuato ogni provvedimento utile a prevenire incidenti così gravi e a salvaguardare l’incolumità fisica e psichica degli operatori preposti a tale servizio, già tanto provati dall’inaccettabile condizione di lavoro in cui giornalmente lavorano….e perché il sacrificio dei colleghi caduti non sia stato vano.

 

p. Il Coordinamento nazionale

Lucio Molinari


19 Giugno 2000 Precipita Elicottero Vigili del Fuoco

Comunicato stampa

 

La RdB denuncia le pesanti responsabilità dell'Amministrazione

rispetto all'incidente che ha colpito i vigili del fuoco elicotteristi

del Comando di Roma

 

Non conosciamo ancora le cause del grave incidente elicotteristico di oggi con cinque vittime: quattro vigili del fuoco, di cui tre elicotteristi, e un volontario della protezione civile, però sono anni che la RdB denuncia le gravi carenze che affliggono tutto il settore elicotteristi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. L'organico perennemente al di sotto dei numeri previsti sulla carta dallo stesso Ministero dell'Interno; pochi aviomezzi e spesso inadeguati al servizio da svolgere; scarsi finanziamenti che producono una gestione al ribasso delle potenzialità e dell'efficienza che invece il settore potrebbe esprimere nel campo della protezione civile come attività di previsione, prevenzione e soccorso urgente alla popolazione.

Queste pessime condizioni di lavoro alle quali si aggiungono turnazioni molto superiori all'orario di lavoro settimanale stabilito dal contratto e una retribuzione notevolmente inferiore a quella percepita dagli elicotteristi di altre amministrazioni dello Stato, non sono elementi secondari da considerare tra le responsabilità dell'incidente. Se poi aggiungiamo la scarsa disponibilità dell'Amministrazione a predisporre i necessari e regolari spazi per l'addestramento e l'aggiornamento, possiamo concludere che sono considerevoli le responsabilità di chi gestisce l'Amministrazione.

La RdB esprime il più sincero cordoglio ai colleghi e ai familiari delle vittime di questo disastro; auspica che sia fatta subito chiarezza sulle cause effettive e chiede al Ministro dell'Interno e al Governo l'impegno a rimuovere ogni fattore che ostacola l'efficienza del servizio e obbliga i lavoratori a sostenere carichi di lavoro eccessivamente gravosi a sprezzo della vita.

p. il Coordinamento nazionale

Lucio Molinari

 

 

Precipita elicottero dei pompieri, 5 morti Martedì 20 Giugno 2000  Partecipava alle ricerche di due escursionisti Precipita elicottero dei pompieri, 5 morti A Forcelle, in provincia di Roma, è caduto un velivolo di soccorso. Deceduti i componenti dell’equipaggio Roma - Un elicottero dei Vigili del Fuoco è caduto a Forcelle, tra Vicovaro e Rocca Giovine, in provincia di Roma. Tutti e quattro i componenti dell’equipaggio sono morti. La quinta vittima è un volontario della Protezione civile. L'elicottero stava partecipando alle ricerche di due escursionisti che si erano dispersi sul Monte Gennaro. Il velivolo era un modello B-412 contraddistinto dalla sigla Drago 57, attrezzato come eliambulanza. Era decollato dall’aeroporto di Ciampino per unirsi alle ricerche di un padre e un figlio che si erano perduti domenica sera e che sono stati ritrovati stamattina alle 8 e 15 in un bosco. Il velivolo si era mosso subito dopo la segnalazione della scomparsa degli escursionisti sul Monte Gennaro senza attendere il cambio del turno e il personale del 118, il servizio emergenze, che normalmente collabora con i Vigili del Fuoco. Secondo le prime ricostruzioni, l’elicottero sarebbe esploso dopo aver urtato i fili dell’alta tensione volando a bassa quota. L’equipaggio era formato da giovani arruolati da poco più di cinque anni. Il pilota, Gino Del Zoppo, era sposato e aveva un figlio di 11 anni; il suo collega, Massimo Frosi viveva invece con il padre, un ex vigile del fuoco. Fabio Petrazzi lascia la moglie e due figli, di cui uno appena nato; Paolo Martinelli era sposato e aveva anche lui due figli. © Corriere della Sera

la Repubblica: 'Quei tralicci sono fuorilegge' Sotto accusa l'Acea, l'elettrodotto non era segnalato E dopo l'incidente scoppia la polemica tra vigili del fuoco e azienda idroelettrica VICOVARO (m.l.) - La polemica esplode a metà pomeriggio, prima ancora che i corpi delle vittime siano stati recuperati. "E' una tragedia che si poteva evitare" sbotta Liborio Pilato, ispettore dei vigili per la Regione Lazio, massima autorità a livello locale, dando voce a quello che tutti i soccorritori e perfino la gente del posto mormorava fin dalla mattinata. "In questo tratto" spiega Pilato "i cavi dell'alta tensione non sono segnalati dai palloni colorati e anche i pali, i tralicci non sono dipinti di bianco e di rosso come vuole la legge". Decine di microfoni e taccuini lo incalzano: di chi è la colpa ingegnere, dell'Acea? "Di chi non ha segnalato i cavi" tenta di rispondere, diplomaticamente, il funzionario che poi alza le spalle: "Dell'Acea, certo. Questo problema è stato segnalato decine di volte" aggiunge "durante una ricerca di un elicottero della polizia abbiamo rischiato un incidente gravissimo. Il 70 per cento delle tragedie in cui sono coinvolti gli elicotteri è provocato dai fili dell'alta tensione, gli elettrodotti. Volare a vista, tra le montagne, è pericolosissimo. Quanto al pilota, spiega l'ispettore, era molto esperto, aveva un migliaio di ore di volo alle spalle ma, oltre alla trappola dei cavi, un'altra causa della sciagura può essere stato il sole in faccia, che ha abbagliato i due uomini ai comandi. Lidia De Iure, il magistrato che dirige l'inchiesta, non dice una parola. E più tardi, un comunicato del comandante provinciale Luigi Abate che da un lato getta acqua sulla polemica e dall'altro la rinfocola: "Sul Portolano, la Bibbia dei cieli, l'elettrodotto non è segnato" accusa Abate "ma se era obbligatorio segnalarlo lo stabilirà la magistratura e l'inchiesta del Registro aeronautico italiano. In questo momento è inutile parlare di colpe, nessuna ipotesi può essere avanzata". E l'Acea cosa risponde? Silenzio fino a sera, poi un'autodifesa molto decisa: "La costruzione e l'esercizio dell'elettrodotto implicato nell'incidente sono stati debitamente autorizzati". L'Azienda esprime il cordoglio e le condoglianze ai parenti e ai colleghi delle vittime e si dichiara "a disposizione dell'autorità incaricata di procedere ai dovuti accertamenti delle responsabilità". Secondo l'Acea non esiste una legge che impone la segnalazione dei cavi e dei pali dell'alta tensione. "L'attuale normativa impone una segnalazione solo quando questa viene espressamente richiesta perchè il traliccio si trova in prossimità di un aereoporto o occupa lo spazio di rotte aeree". Dall'azienda fanno notare anche che l'elettrodotto in questione risale agli anni '40 e la normativa attuale, oltre ad essere facoltativa, non è sicuramente retroattiva. Quanto ai pali dell'alta tensione, sottolinea l'Acea c'è anche una polemica con gli ambientalisti: "La normativa prevede che, in caso di richiesta di segnalazione, vengano tinteggiati di bianco e rosso; gli ecologisti, per evitare l'impatto ambientale, li vorrebbero dipinti di verde". E nessuno, intanto, fa qualcosa, qualsiasi cosa.

 Si schianta l'elicottero cinque soccorritori morti  Si schianta l'elicottero cinque soccorritori morti Roma, il velivolo dei vigili del fuoco cercava due gitanti sperduti sul Monte Gennaro dal nostro inviato MASSIMO LUGLI VICOVARO - Cercavano un uomo e un bambino scomparsi tra i boschi e le forre dei Monti Lucretili. Una missione come tante per l'equipaggio del "Drago 56": cinque vigili del fuoco e un volontario della protezione civile, uno dei pochi che conosceva bene quella zona, nel cuore della Valle dell'Aniene, impraticabile come una giungla. La trappola mortale era sospesa a cento metri d'altezza, sul "canalone Ronci", un dirupo coperto di faggi e di ulivi selvatici tra i paesi di Vicovaro e Roccagiovine, a una trentina di chilometri da Roma. Un traliccio dell'alta tensione, scuro e "invisibile" poco dopo le otto del mattino, coi cavi da 380 mila volt privi dei palloncini colorati di segnalazione. E' bastato un attimo, un attimo e il sole in faccia nella carlinga dei piloti. L'elicottero rosso si è abbassato e il rotore di coda ha tranciato di netto uno dei fili elettrici. Uno schianto, il fuoco, cinque vite stroncate. Il velivolo in fiamme si è abbattuto sulla sterpaglia seminando frammenti di metallo, vetro e stoffa a centinaia di metri di distanza. I cinque cadaveri, irriconoscibili, sono rimasti all'interno del velivolo e sono stati recuperati dopo ore e ore di lavoro dai colleghi, il volto rigato di sudore e di lacrime. "E' colpa dell'Acea" accusa Liborio Pilato, ispettore per il Lazio dei Vigili mentre il "Bruco", l'enorme cingolato capace di scalare anche il terreno più infido, avanza lentamente su un sentiero tracciato dalle seghe a motore e dalle accette: "I cavi e i tralicci vanno segnalati, lo abbiamo detto e ripetuto centinaia di volte". L'azienda romana dell' elettricità e acqua replica con un comunicato: "Nessuna irregolarità, avevamo tutte le autorizzazioni". Ma le polemiche si smorzano davanti allo strazio delle famiglie, al dolore degli uomini in divisa verde che continuano a lavorare con ostinazione implacabile sotto il sole a martello. Sulla collina, tra l'erba bruciata, i cespugli di more e gli sterpi che sembrano tagliati da una falce gigantesca, quello che resta dell' "AB 412": uno dei nuovi elicotteri dei vigili adibiti anche ad eliambulanza (altro servizio "impossibile" nella capitale, con le piazzole d'atterraggio scarse e male attrezzate). Una enorme pala spezzata a metà, la carlinga contorta, carbonizzata e la sigla "Drago 56", miracosamente intatta, che sembra una lapide funebre, le bombole dell'ossigeno ridotte a tizzoni. A terra, miracolosamente intatto, anche il casco del copilota: Fabio Petrazzi, 37 anni. Ai comandi sedeva Luigi Del Zoppo, 37 anni e dietro, pronti a calarsi a terra per soccorrere i dispersi, c'erano il meccanico Massimo Frosi, 32 anni, il caporeparto Paolo Martinelli, 47, e il volontario della protezione civile Antonio Marcheggiani, 50. Tante storie diverse finite in una tragedia comune. Marcheggiani era un direttore di banca iscritto all'associazione di volontari"Fopivol", convenzionata con la Regione: appena saputo della missione, si era offerto di partecipare e aveva discusso, amichevolmente, con un vigile del fuoco, anche lui originario della zona di Tivoli. Alla fine, era riuscito a spuntarla. Il vigile, Umberto Onorati, era tra quelli che hanno recuperato i corpi: "Mi è sembrato di vedere il mio cadavere" ha mormorato, sconvolto. Prologo della tragedia: una scampagnata del weekend, due famiglie che decidono di passare il fine settimana nel parco naturale dei Lucretili, tra i boschi ancora incontaminati dove vivono ricci, tassi e volpi. E' un posto incantevole ma i sentieri sono pochi e le indicazioni quasi inesistenti. Il gruppo (otto persone, due coppie e quattro bambini) parte da Pratone, si accampa, passa la notte in tenda e la mattina dopo, a piccole tappe, scala il Monte Gennaro. Sulla via del ritorno, Carlo Verre, 43 anni, programmista di una ditta appaltatrice della Tim si attarda assieme al figlioletto di 9 anni e si perde. La moglie lanca l'allarme ma le ore passano e i due non si trovano. Sorpresi dal buio a un chilometro dal luogo della tragedia, padre e figlio montano la tenda, mangiano qualcosa e passano la seconda notte all'aperto. Verso le 8,15, mentre stanno arrancando nella macchia, esausti e coperti di graffi, l'uomo e il ragazzino scorgono l'elicottero che sorvola la zona a bassa quota: si sbracciano, urlano ma l'equipaggio non può individuarli. Poi sentono lo schianto e vedono il fumo. Pochi minuti dopo, una squadra di carabinieri del Gruppo di Frascati, al comando del colonnello Enrico Cataldi, avvista i due dispersi in mezzo alla boscaglia. "Ma cos'è successo a quell'elicottero?" balbetta l'uomo che, involontariamente, è stato la causa della tragedia. Lo shock e il dolore saranno più forti del sollievo per essere stato salvato.

la Repubblica: 'Una gita finita in tragedia'

 La disperazione dell'escursionista che l'elicottero stava cercando VICOVARO (m.l.) - "Doveva essere una gita, invece si è trasformata in una tragedia". Poche parole, sussurrate al capitano Antonio Fiorillo, che comanda la compagnia dei carabinieri di Subiaco. E' un uomo distrutto Carlo Verre, causa involontaria della tragedia che è costata la vita a cinque persone. Programmista della Telesoft di Santa Palomba, una ditta che produce software per la Tim l'uomo, per assurdo, non aveva con sè un telefono cellulare con cui dare l'allarme e quando la moglie s'è accorta che il figlio e il marito non comparivano, i due si erano già persi tra i boschi. Il viso e le braccia segnate dai graffi provocati dai rovi, Verre rifiuta di scambiare anche poche parole coi cronisti e arriva al punto di uscire dalla stazione dell'Arma di Marcellina coprendosi il viso con una felpa. Il figlio è un ragazzino magro, alto per la sua età, coi capelli cortissimi che non sembra molto provato. Più tardi, dall'abitazione della famiglia, in via Zara, la moglie si sfoga: "Vogliamo solo un po' di tranquillità, siamo tornati a casa da un'esperienza terribile e siamo stati aggrediti da fotografi e giornalisti. Ci dispiace per quello che è accaduto ma non ne abbiamo colpa e non è giusto attribuirci la responsabilità dell'incidente".

 Martedì 20 Giugno 2000 Cade elicottero dei vigili del fuoco, 5 morti

 Una delle vittime era un volontario, cercavano due dispersi Maria Corbi ROMA «Drago 56, rispondete». Erano da poco passate le 8 quando dall’elicottero dei vigili del fuoco alzatosi in volo dall’aeroporto di Pratica di Mare per cercare padre e figlio dispersi sul monte Gennaro (ritrovati poi sani e salvi), è stato il silenzio. Interrotto il collegamento radio. Qualcosa non andava. Il segnale della tragedia in cui hanno perso la vita cinque persone, quattro vigili del fuoco e un volontario della protezione civile, esperto della zona che si andava a sorvolare. L’impatto con un cavo dell’Acea è stato fatale, l’elicottero si è incendiato ed è precipitato. Per i cinque dell’equipaggio non c’è stato nulla da fare. Ai soccorritori, dieci squadre, si è presentato uno spettacolo tremendo. Due dei corpi erano dilaniati dalle lamiere, gli altri carbonizzati. I quattro vigili del fuoco morti sono i due piloti Luigi De Zoppo, 37 anni, e Fabio Petrassi, 37 anni, il caporeparto Paolo Martinelli, 47 anni, addetto ai collegamenti radio tra l’elicottero, le basi e le squadre di terra, e il meccanico specialista Massimo Frosi, 32 anni. Un team affiatato (hanno partecipato insieme all’ultima edizione dell’Air Show di Ostia), e sempre pronto a una nuova missione. Tanto che appena ricevuta la richiesta di cercare le persone disperse hanno deciso di accelerare i tempi e di partire senza aspettare la squadra che doveva rimpiazzarli e gli uomini del 118. Il volontario si chiamava Tonino Marchegiani - dell’associazione di soccorso Zannino Caria inserita nel coordinamento regionale della Fopivol - e conosceva benissimo la montagna dove ha perso la vita. Esperto rocciatore, partecipava spesso a ricerche di dispersi e per questo ieri mattina i vigili del fuoco lo hanno caricato a bordo dell’elicottero al posto di un loro collega di Tivoli nei pressi dei Pratoni di Favale: doveva fare da guida tra quelle rocce ma all’occorrenza poteva e sapeva calarsi per recuperare i dispersi. Dolore e rabbia tra i colleghi dei vigili morti. Ed è già tempo di polemiche. «E’ colpa dell’Acea», tuona l’ispettore dei Vigili del Fuoco della Regione Lazio, Liborio Pilato - «perché non segnala i cavi dell’alta tensione». «In quel tratto - spiega - i cavi non sono evidenziati con i palloni, come prevede la legge, ed inoltre i pali dell’ alta tensione non sono dipinti di bianco e rosso per essere visibili». «Noi crediamo di avere ricostruito la dinamica dell’ incidente, avvenuto tra le 8,15 e le 8,30 quando si è perso il contatto radio e qualcuno ci ha avvertito che si è vista una fumata nera dalla valle. A bordo c’ era un pilota che aveva un migliaio di ore di volo, ma probabilmente è stato accecato dal sole, la valle era stretta e incassata e il bosco buio. L’elicottero ha tranciato due cavi, si è girato e poi ha preso fuoco». E le accuse dell’ispettore dei vigili del fuoco sono ribadite da un istruttore di volo del Corpo forestale dello Stato che sottolinea come il 70% degli incidenti nei quali sono coinvolti elicotteri dipenda proprio dai fili o dai pali della luce o dagli alberi.. «I fili dell’ alta tensione - dice - vanno segnalati, è obbligatorio. Volare in mezzo alla montagna, poi, con il volo a vista, come è necessario negli interventi di soccorso, è pericolosissimo». In tutti e 39 i distaccamenti del comando provinciale di Roma la radio è l’unico mezzo che unisce il personale sul posto per le ricerche, ai vari distaccamenti. «Uno di noi a turno la ascolta sempre, anche quando usciamo per emergenza, per sapere le condizioni dei colleghi», spiega un caposquadra. E adesso tutto il quartier generale dei vigili del fuoco è a lutto. «Quando un funzionario ha riferito che erano stati avvistati i corpi senza vita abbiamo avuto come un nodo che ci ha bloccati», racconta un vigile. «Ma siamo riusciti a finire l’intervento in corso». Messaggi di cordoglio sono arrivati dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dal ministro degli Interni Enzo Bianco, dai presidenti di Camera e Senato Violante e Mancino. I funerali delle cinque vittime si svolgeranno mercoledì alle 19 presso le scuole centrali antincendio delle Capannelle a Roma, alla presenza del ministro degli Interni Enzo Bianco.